Ago 28, 2015 - 0 Comments - Vita da architetto -

Il dono di uno sconosciuto …

Ho imparato che nella vita accadono le cose più sorprendenti e impensabili.

Ieri sera verso le ore 20.00 me ne stavo seduta su di una panchina in piazza della Scala. Avevo passato un paio di ore al Museo Studio Francesco Messina come volontaria per l’arte e avevo deciso di fare una passeggiata prima di tornare a casa. In questi giorni il laboratorio/museo dello scultore ospita una mostra temporanea di  fotografie di Mimmo Jodice fatte a ad alcune celebri opere di Antonio Canova. La bellezza di quei volti, la precisione delle acconciature, il modellato dei corpi sono impressionati: sembrano immagini di persone vere e invece sono marmi scolpiti.

A un certo punto, mentre sono intenta a scrivere un messaggio, mi si avvicina un ragazzo con un foglietto in mano. Di primo acchito fingo di non vederlo: lo scambio per il solito scocciatore che cerca di venderti qualcosa o rifilarti in mano della carta. Il ragazzo insiste parlando in inglese: alzo lo sguardo e mi trovo davanti un biglietto del Teatro alla Scala” per l’evento che stava per iniziare!!! Il giovane mi dice che lui non può andare allo spettacolo e che mi stava regalando il biglietto!!! Io lo guardo allibita e incredula dico che non posso accettare. Lui insiste, mi mette il biglietto in mano e se ne va! Sconvolta guardo verso l’ingresso del teatro e l’orologio: mancano 5 minuti all’inizio!!! Smetto di pensare, attraverso la strada ed entro vestita da “pomeriggio”, con le ballerine rosse ai piedi e uno sguardo da spiritata!!!

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Foto di © sinfonica-juvenil-de-caracas

Come di consueto mi dirigo verso la maschera che vende il programma della serata, ma mi accorgo di non avere contanti e in Teatro niente bancomat. Salgo le scale e la maschera gentilissima mi accompagna al mio posto. Nel palco insieme a me ci sono un babbo con due bambini. Sono così scioccata da quello che mi sta accadendo: sembra tutto surreale. Fino a pochi minuti prima me ne stavo seduta su di una panchina e poi magicamente mi ritrovo in un palco della Scala ad assaporare le note scandite dall’orchestra Sinfonica Juvenil De Caracas.

Le luci si abbassano, il primo violino intona l’orchestra chiedendo il la, pochi istanti dopo entra il direttore che alza la bacchetta e dopo una frazione di secondo che sembra durare minuti, tanto la tensione del momento è alta, ecco che le prime note riempono la sala. Il caso ha voluto che io riconoscessi la musica: si tratta dell’overture della Forza del Destino di Verdi. Il pezzo successivo non lo conosco: si tratta di Francesca da Rimini op.32 di Čajkovskij.

Sono ammirata dal numero considerevole degli strumenti che compongono l’orchestra: non c’è un angolo libero in tutto il palco. Di solito quando si vede un’opera o un balletto la musica proviene magicamente dalla buca dell’orchestra: si vede a mala pena la testa del direttore che sventola la sua bacchetta, ma degli orchestrali nessuna traccia. Stasera invece posso apprezzare come ogni strumento di animi e produca il suo specifico suono contribuendo al successo di tutto il complesso. Sono estasiata.

I bambini nel palco con me sono un po’ irrequieti e il padre li calma insegnando loro quale strumento produce il suono che stiamo assaporando in quel momento e durante la pausa spiega come si chiamano le varie parti del teatro dopo che la figlia chiede “perché nelle ultime file in alto non c’è la divisione in stanzette?”. Lascio l’allegra famigliola alle prese con i termini tecnici e attendo l’inizio della seconda parte della serata nella sala Arturo Toscanini.

Il concerto riprende con la Sinfonia n. 3 in do min. op. 78 “Con organo” di Camille Saint-Saëns: è la prima volta che la sento e ne rimango rapita. Tra applausi e ovazioni l’orchestra intona un fuori programma in onore dei Venezuelani: si tratta dell’Alma Llanera e magicamente gli spettatori cominciano a cantare. Al termine chiedo al vicino di palco se si tratta del loro inno nazionale e mi spiega che è un “joropo“. Sono ancora elettrizzata ora mentre scrivo: l’atmosfera che si respirava in quei minuti era travolgente e trasmetteva un senso di gioia infinita.

Sono uscita al termine della rappresentazione con le ali ai piedi ringraziando il mio sconosciuto benefattore che mi ha fatto ricordare come la vita sia una cosa meravigliosa e che tutto può succedere.

 

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